Oggi su questo blog ho l’onore
di intervistare Massimiliano Colombo, un “pezzo da novanta” della narrativa italiana contemporanea, l’autore de La Legione degli Immortali, Il Vessillo di Porpora e Draco, L'ombra dell'Imperatore, tutti successi editi
negli ultimi anni e già tradotti all’estero.
Dunque, Massimiliano, il
tuo genere di riferimento è quello del romanzo storico-avventuroso, nel quale personaggi di
fantasia interagiscono con personaggi realmente esistiti o si muovono sullo
sfondo di vicende reali. Quando inizi a pianificare una storia, quanto peso dai
alla componente di fantasia? E quanto a quella storica?
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Massimiliano Colombo |
L’idea iniziale della stesura di un
libro parte da un fatto storico realmente accaduto al quale si affiancano uno o
più personaggi inventati. Possiamo dire che nei primi momenti
la fantasia é davvero minima perché cerco di recuperare quanto più
materiale possibile
riguardo agli avvenimenti realmente accaduti. Poche stringate righe di un
autore latino di duemila anni fa possono fornire grandi idee e materiale sul
quale creare storie meravigliose e personaggi incredibili. Un nome, un
ritrovamento, una incisione funeraria, un oggetto, ed ecco che il passato torna
a noi carico di mistero e magia. Tutte queste realtà interpretate
con una forte dose di immaginazione creano una sorta di alchimia che trasforma
i dati storici in espressioni, volti, che dall’oblio
dei secoli tornano ad essere emozione e quindi vita.
Protagonisti dei tuoi
romanzi sono spesso legionari romani, militari professionisti dalla forte
tempra. In che misura ti rispecchi in loro?
Credo di essere nato con in mano un
soldatino, ho disegnato e dipinto legionari romani fin dalla più tenera
età e a dieci anni ho chiesto ai miei genitori di andare a Roma
a vedere la tomba di Giulio Cesare. Porto quindi nei miei geni l’ammirazione
e un profondo rispetto per tutti quelli che, nelle mutevoli stagioni della
nostra storia, hanno dimostrato senso del dovere e onore di fronte ad una
chiamata alle armi.
Tengo a precisare che la mia non è una
sorta di esaltazione dello spirito guerriero, ma ammirazione per tutti quegli
uomini che sono rimasti fedeli a dei principi e hanno continuato a lottare,
nonostante la sorte avversa. Mi rispecchio in loro perché l’immagine
di chi serve il proprio Paese è un modello di positività
che a volte,
purtroppo, la società non riconosce.
Mentre scrivi, ti
rivolgi ad una tipologia di pubblico in particolare? E, secondo te, è giusto che lo scrittore
rinunci a qualcosa di suo gusto per venire incontro alle esigenze dei lettori?
Vorrei non rivolgermi solo ad un
particolare tipo di pubblico, ma è inevitabile, considerando che scrivo romanzi storici e
quindi libri indirizzati ad appassionati del genere. I miei lavori vogliono
trasmettere lo spirito di tempi antichi, ma il tutto deve essere fatto in
chiave moderna inserendo quegli ingredienti che piacciono al lettore di oggi.
Ritmo, equilibrio, suspense e una cosa che mi riesce difficilissima, quella di
delineare un personaggio principale nel quale il lettore si identifica per
vivere la storia.
Se non vengo incontro alle esigenze
dei lettori purtroppo smetto di vendere, quindi non sarebbe molto producente
riportare i fatti attenendosi scrupolosamente a modi di dire antichi o note
esplicative a piè pagina. La storia deve correre, deve incantare, deve
rapire, deve far provare l’ebbrezza di una cavalcata in corazza
dando un’emozione, anche se magari non é espressamente
attinente alla realtà dei fatti.
Progetti futuri che non
siano top secret?
Sto scrivendo un libro sulla battaglia
del Sentino e ne ho pronto un altro sulla campagna di Sertorio in Spagna, un’idea
che era nel cassetto da prima che cominciassi a scrivere “Draco,
l’ombra dell’imperatore”. Sertorio è
una delle figure più controverse e discusse dalla storia di Roma e il libro è ambientato
in Spagna, un paese che mi sta dando davvero molte soddisfazioni con la
versione spagnola de La Legione degli
Immortali, edita da Ediciones B,
che è già arrivata alla sua terza edizione, traguardo che in Italia
non è mai stato raggiunto. Peccato constatare che la Storia del
più grande impero di tutti i tempi interessi poco agli
italiani, chissà che paese sarebbe ora il nostro se ci fosse rimasta una
piccola parte della tenacia e della mentalità
vincente dei nostri
antenati.
Facendo un passo
indietro, come hai deciso di intraprendere la carriera dello scrittore? C’è un consiglio che ti
senti di dare a chi si cimenta per la prima volta con il mondo dell’editoria?
Ho iniziato a scrivere perché era
più bello che leggere. Ho iniziato a scrivere perché così facendo
mi sembrava di parlare con tutti quei personaggi storici che ho amato fin da
piccolo. Non leggo di Claudio Flavio Giuliano, vivo con lui per cinquecento
lunghe pagine, due anni e mezzo di lavoro nei quali mi sembra di averlo
realmente conosciuto. È innegabile che io abbia fatto un pezzo delle mia vita in
sua compagnia, ogni giorno, ogni notte.
Ho iniziato a scrivere perché così facendo
posso fermare il tempo, riprendere in mano una delle pagine scritte e
ricordarmi di quella serata, di quel pensiero, di quel particolare momento. Tra
quelle righe ci sono io, i miei sogni questa grande passione per quegli uomini
che hanno saputo fermare l’attimo e creare il nostro passato,
regalarci qualcosa che utilizziamo senza riconoscenza e gratitudine: il
progresso.
Un consiglio a chi vuole provarci? Non
aspettatevi nulla, l’editoria é spietata
e l’impegno profuso nel vostro lavoro non
sarà ripagato. Dati ISTAT alla mano, in Italia sono state
pubblicate nel 2014 ben 38.394 opere, stiamo parlando di un libro ogni 15
minuti. A quanto pare sono più gli scrittori che i lettori e la tendenza a non leggere è in
aumento.
Ma se nonostante i dati, nonostante la
sorte avversa, nonostante la mediocrità dell’editoria, nonostante il possibile fallimento del vostro
progetto, sentite di poter trasmettere delle emozioni, allora scrivete.
Scrivete perché volete sognare, perché vi volete divertire, scrivete perché almeno
non passerete una serata sui social network o davanti alla televisione.
Scrivete perché tra quelle righe vi perderete e amerete la vostra creazione, scrivete perché potrete
dare un peso alle parole che la vita reale non concede, scrivete perché tra
quelle righe ritroverete una parte di voi che non sapevate esistesse.
L’audacia ha in se genio, potere e
magia, qualunque cosa desideriate fare, cominciatela. Adesso.
Grazie mille per la disponibilità, Massimiliano. Speriamo dunque di trovare presto in libreria un’altra
delle tue entusiasmanti opere.
Matteo Bruno